Cara UE, cosa sei?

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uedi Guido Di Stefano

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   Avremmo preferito chiedere “chi sei” non “cosa sei”; anzi ci fu un tempo in cui eravamo certi di non dovere mai chiedere ma di andare semplicemente orgogliosi della tua realtà, quale la sognarono i padri (veri statisti) che tracciarono il futuristico sentiero verso una nuova alba, un nuovo orizzonte.

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   Loro (i “fondatori”) e pochi altri (degnissimi emuli dei padri) lavorarono perché tu fossi grande tra i grandi e non serva tra i servi.  Volevano  la fratellanza dei popoli europei, il reciproco rispetto e la dignità; inseguirono il dialogo e la comprensione; la luce e la verità accompagnarono i loro passi; la giustizia,  la pace, il benessere comune le loro mete immediate. Sognarono perdutamente la grande Nazione Europea, unita e solidale: unica e sovrana in politica, economia e (in quanto necessarie) nelle forze armate, per il bene comune. Sognarono la patria comune di tutti i popoli dal Mediterraneo al polo Nord.

   Furono uomini liberi ;  non perfetti ma di sani principi e buona volontà. Tornassero ora in vita probabilmente così si pronuncerebbero: “Noi fummo quelli che fummo, forse né leoni né gattopardi; ma dopo di noi sono arrivati numerosi  i  lupi, le  iene, gli sciacalli e le pecore”.

   Dovevi  essere l’Europa dei popoli e delle regioni,più che delle nazioni e degli stati; meno che mai l’Europa delle banche e della finanza.

   Dovevi essere il  TUTTO per ricostruire anche il mondo intero; stai sprofondando nel  nulla.

   Abbiamo vissuto tutti i sogni e le speranze fin dai tuoi albori.

Iniziò tutto con la CECA (Comunità europea  del carbone e dell’acciaio con sei stati iniziali) e continuò con tanti organismi che si intitolavano all’Europa.

   Non mancarono vaghi accenni ad una cultura comune che fosse insieme europea ed europeista senza con ciò cancellare o disperdere il patrimonio dei popoli e delle regioni: nobilitando  al massimo il senso di appartenenza.

   Si parlò anche di una lingua comune e sovranazionale: l’esperanto.

Mentre banche e finanza sornionamente tacevano.

   Poi  arrivò l’ECU (unità di conto europea) “moneta scritturale”: correva l’anno   1978, lo stesso anno che conobbe il nuovo sistema elettorale del parlamento europeo.  Tanti bei sogni del passato sfumarono nelle nebbie del “dopo perché i tempi non sono maturi”. E, tra l’altro, ebbe via libera la lingua del dollaro.

   E venne la Commissione Europea, l’EURO, la BCE (banca centrale europea), la BEI (banca europea di investimento) ed altre istituzioni; il FMI (fondo monetario internazionale) alzò i toni e con esso erano le banche USA e le agenzie di rating anch’esse USA(te).

     I “padri” sognatori non erano più e neanche i loro migliori eredi e prosecutori. E tu UE assumesti sempre più i connotati di conquistatrice di spazi  “avanzati” per conto della NATO; nazioni (democratiche o meno, con economie valide o allo sfascio) offerenti  territori da “forestare” con selve di missili a testata nucleare. Sempre meno padrona e più serva, poiché i tuoi comportamenti (a nostro avviso)  ti hanno declassata a “trespolo” di appoggio per quella che fu un’aquila e ora ci ricorda tanto un grasso tacchino “selvatico”.

    Noi inorridiamo per il tuo pragmatico manicheismo: come mai le stesse armi, gli stessi missili sono difensivi se in mani nostre od occidentalizzanti  e offensivi se in mani russe o iraniane?

    Cosa sei UE?

L’Islanda è fuggita; l’Irlanda, il Belgio, la stessa Germania, la Grecia, l’Ungheria danno chiari segni di insofferenza verso di te e verso la tua burocrazia centralizzata; la Grecia rischia il collasso, seguita a ruota dall’Italia e fors’anche dalla Francia; la “ammirata e simpatizzante” Ucraina è prossima al baratro (economico); e tu cerchi nuovi territori, senza andare tanto per il sottile! Perché succede questo?

    Sembri tanto una macchina devastatrice manovrata da menti  volte a misteriosi traguardi per il bene esclusivo di altrettanto misteriose entità che guardano agli uomini come fossero numeri e noiose entità, a meno che non  tornino utili in oro e potere.

   Chiudiamo con una constatazione.

Cara UE, trascinata (o dovremmo dire succube)dal tuo non ponderato atlantismo hai collaborato allo sconquasso di tutto il Mediterraneo e dintorni e (somma pensata) hai in certo senso dichiarato “guerra” al popolo russo! Tanto chi paga? I soliti Italiani e in particolare i Siciliani. Nell’agro-alimentare l’Italia ha lasciato spazio a Mongolia, Bielorussia, Tunisia tanto per citare i primi nomi che ricordiamo. Nel campo bellico-migratorio-sicurezza a patire siamo primi e sempre noi Siciliani perché l’assordante vento del silenzio (e inerzia) di Bruxelles urla senza sosta “Me ne frego”!

   A chi servi UE? Ai popoli? Alle regioni? Alle banche? Alla finanza?

Non troviamo la risposta, per tanti perché “insoluti”: perché i buoni del tesoro decennali svizzeri sono andati a ruba tra gli investitori europei, pur  offrendo interessi “negativi”; perché al culmine della guerra al popolo russo qualche grossa banca americana consigliava ai suoi clienti di puntare sul rublo; perché grossi stati UE si sono fiondati nell’adesione ala AIIB (banca mondiale d’oriente, cinese) e guardano speranzosi alla banca dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica); perché grosse nazioni disdicono contratti miliardari (per lo più militari) con gli Europei (troppo condizionati dagli umori UE-NATO-USA e quindi inaffidabili per loro) a favore dell’Oriente; perché il vicario apostolico latino di Aleppo mons. Georges Abou Khazenc ha denunciato (su Asianews) che  proprio la comunità internazionale (e cioè Stati Uniti, Arabia Saudita, Turchia, Francia)  soffia premurosamente sul conflitto fornendo armi sempre più letali e pesanti in uno con altri combattenti, addestramento militare e ideologico: perché denuncia analoga è stata già mossa da altro alto prelato cristiano; e qui ci fermiamo perché   sono troppi e pesanti i “perché” non spiegati ed anche per soffermarci sulla dichiarazione del vicario apostolico.

   Sembra proprio che tre stati NATO lavorano per incrementare i massacri orientali e di riflesso tutti quelli afro-mediterranei; cosa più  grave due sono la nostra “Marianna” e l’aquila (che ultimamente sembra piuttosto appesantita).  Sembra ancora che “Marianna” (stato tuo, cara UE) e Turchia ( tuo aspirante, UE) non pensino proprio alle ripercussioni del loro agire  sulla più esposta Italia e ancor di più sulla “negletta” e osteggiata Sicilia: forse se ne fregano? Intanto abbiamo l’onere dei migranti e il privilegio delle attenzioni della neonata pirateria libica.

   Avevamo dei dubbi che i fatti purtroppo confermano: i  suoi comportamenti avvicinano la  NATO a Giano bifronte; e tu   UE, poco accortamente, ti sei “mascariata”.

   Cara UE, chi ti salverà?

   E soprattutto chi salverà noi?

Sembra che dilaghino i servitori di due padroni, con interessi spesso configgenti.

Intanto sembra che  la coerenza sia un’uotpia. Il nostro presidente del consiglio dopo avere parlato con la Merkel ha osannato il severo modello teutonico e dopo il colloquio con Obama canta le lodi del liberale modello USA. Qui in Sicilia aggiungiamo che non sono infrequenti i casi di proclami e anatemi “biblici” “ad libitum atque ad personam” (a termine e “personalizzati”).

   Dove andiamo, UE?

   Da Siciliani avevamo riposto tante speranze in te UE, perché da Europa delle regioni potevi affrancarci  dalla ingrata protervia di Roma e dei suoi fidi.

  Fiducia mal riposta, evidentemente. Avessimo la forza noi ti salveremmo comunque, perché siamo figli di una terra meravigliosa e generosa, una vera dea.

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